Open Source

La guerra dei poveri

Come se non bastassero tutti i problemi già enunciati nei precedenti post, i quali concorrono a soffocare qualunque iniziativa commerciale si cerchi di far nascere nel settore dell’Open Source in Italia, esiste anche il fenomeno della guerra dei poveri. Questa particolare circostanza si manifesta talora inaspettatamente, e costringe aziende amiche a lottare disperatamente fra loro per contendersi le briciole di un pasto avvenuto su banchetti ai quali, per loro, è vietato accedere.

Vittime di una chiusura ingiustificata dei grandi portoni del business, protagonisti consapevoli di una improbabile sfida di sistema, coraggiosi (forse incoscienti e sognatori) imprenditori dai bilanci inferiori a quattro cifre intere, questi eroici personaggi tentano quotidianamente di costruire un budget, un’offerta ecologica e competitiva.

Finché – talvolta – ci riescono. Ma per riuscirci devono aver ridotto le cifre al commiserevole importo di sopravvivenza, forse meno. Cifre che, per un anno di supporto, eguagliano ciò che un consulente di business guadagna in un solo giorno. Eppure sono soddisfatti: forse un granello è stato scalfito dal granitico muro dell’inconsapevolezza.

Finché la pratica non giunge all’amministrazione, terribile luogo di perdizione popolato da kafkiani personaggi dagli occhiali opachi i quali, tra un lamento e un grugnito, ti fanno notare che acquistando lo stesso supporto direttamente dal vendor primario risparmierebbero alcune centinaia di euro l’anno. È inutile che gli fai notare che in quel caso il supporto sarebbe in lingua inglese e che l’help desk è un numero telefonico in Canada (prefisso internazionale 001). Che in nessun caso urgente il Canadese sarebbe disposto a venire personalmente qualora occorresse, che in più gli offri un portale di ticketing in italiano. Ma soprattutto, per tutto ciò, la differenza è pari a 5 pieni di benzina nella mia smart! Per un periodo di un anno.

E quando tutto ciò ti giunge da un’azienda con cui ritenevi di poter collaborare, in quanto anch’essa impegnata nella fornitura di servizi e prodotti Open Source, pensi davvero questa sia una guerra dei poveri, e finalmente ti convinci che forse è persa in partenza.

(Foto: Poverty Colour’s di betbele)

4 pensieri riguardo “La guerra dei poveri

  • Michele Renda

    Benvenuto nel mondo dove i sistemi informativi vengono visti piu come un peso che come una risorsa per il proprio business, dove i reparti critici vengono dati in outsourcing, dove i DBMS vengono scelti valutando il costo della cravatta del rappresentate che te lo propone invece che i vantaggi tecnologici ed economici che offre.
    Benvenuto nel mondo in cui le ditte preferiscono assumere dei consulenti e pagarli 5 volte il costo di un dipendente interno, pittuosto che impegnarsi nella formazione delle proprie risorse.
    Benvenuto nel mondo dove si guarda alla differenza di 30 centesimi del dipendente e poi buttare via migliaia di euro in fesserie.

    Io amo il software Open e Free. Forse sara’ una battaglia persa, pero non riuscirei mai ad adattarmi a quello che c’e’ intorno, senza aver la possibilita’ di lottare.

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  • Michele, ti ringrazio per il “benvenuto”, ma la mia veneranda età dimostra che non è più tempo di accoglienze. Quello è già trascorso da almeno vent’anni. Sono d’accordo con te meno che sul fatto del “costo della cravatta”. I DBMS e tutto il resto non vengono scelti per motivi tecnici, ma sicuramente nemmeno “estetici”…

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  • volevo ringraziarti per aver usato la mia foto…per un tema cosi difficile ..
    grazie

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