Fermarsi a pensare Le conversazioni di Glauco e Panfilo
Glauco e Panfilo si ritrovano ogni mattina alla stessa ora a colazione insieme al bar di Piazza Garibaldi, prima di iniziare la giornata ciascuno verso i propri impegni. Questi incontri diventano così l’occasione di conversazioni improvvisate e spontanee, su argomenti diversi ed eterogenei, tra un cappuccino e una brioche.
«Panfilo, guarda qui questa foto che ho trovato in rete!»
Panfilo osserva la foto che ritrae Albert Einstein in un impeccabile e moderno completo rosa, tra le vie di una recente New York, con un borsello a tracolla e una bella cravatta verde che richiama lo stile “regimental”.
«Bella foto! Un ottimo esercizio dell’Intelligenza Artificiale».
«Ecco, lo sapevo. Mi hai rovinato la sorpresa»
«Ma quale sorpresa, Glauco! Questo Einstein potrà avere al massimo 50 anni, lo stile degli abiti che indossa nasce almeno vent’anni dopo la sua morte. E – soprattutto – non avrebbe mai posato per una foto del genere».
«Sì» rispose Glauco, rassegnato a voce bassa, guardandosi la punta delle scarpe «È stata generata dall’AI, richiedendo una “foto street style degli anni ’70 di Einstein a Soho New York, con indosso un abito Giorgio Armani, tramonto, scattata con Agfa Vista 200, 4k“. Impressionante, vero?».
«Sicuramente. Direi anche sconcertante. E pensa che siamo solo all’inizio della sperimentazione…».
«Perché dici questo? Io lo trovo divertente!».
«Certo, perché è una foto in cui tu hai immediatamente riconosciuto l’inganno. Immagina invece quante altre ne potrai vedere a cui invece affiderai inconsapevolmente la rivelazione della realtà. È sempre più difficile anche per gli strumenti più sofisticati riuscire a discernere un’immagine reale da una costruita dall’intelligenza artificiale. Questo potrebbe rapidamente portare verso una distorsione della realtà e addirittura una riscrittura iconografica del passato».
Glauco era rimasto silenzioso, intento a riflettere sulle ultime parole di Panfilo, così quest’ultimo continuò:
«L’Unione Europea sta cercando di delineare un quadro relativo alla protezione dagli aspetti etici dell’impiego dell’AI. Ma non credo sarà sufficiente. Rispetto a pochissimi anni fa, sono cambiati tutti i modelli di riferimento. Ad esempio: quando leggi una notizia o un commento sui social media che frequenti con tanto entusiasmo, ti preoccupi mai di andare a verificare la fonte, per valutarne l’attendibilità?».
Glauco rispose, imbarazzato:
«Beh, no. Almeno non sempre… Sai non c’è tempo…».
«Esatto. “Non c’è tempo” di stare dietro allo tsunami informativo che ti giunge agli occhi e quindi assumi come modello della tua informazione quotidiana il contenuto che leggi su Twitter o Facebook, strumenti che da puro intrattenimento fra le persone hanno assunto un ruolo fondamentale in questa società. Offrono “modelli” di comportamento creati da singoli personaggi che si ergono a divi del web, senza alcun controllo».
«Adesso stai esagerando, però. Io non faccio riferimento a nessun modello che trovo sul web! Me ne guardo bene…».
«Ma il maggior rischio lo corrono le nuove generazioni. Quelli come me e te, Glauco, che ancora si ricordano di un mondo in cui il pensiero umano rappresentava la risorsa infinita di emozioni e valori, non corrono grandi rischi e sopravvivranno all’involuzione. Pensa invece a chi nasce già dentro il mondo dei bottoni, delle icone e dei “like “: sarà difficile che riescano a liberarsi dalla gabbia mentale a cui saranno costretti. I loro genitori saranno probabilmente troppo distratti da una società del lavoro che assorbe, isola e annichilisce, per potersi impegnare con successo in una sana educazione. D’altronde, in una società in cui il Presidente del Consiglio – e a cascata tutto il Parlamento – comunicano con la gente attraverso slogan su Twitter, il giovane che legge e che può fare altrettanto si sente improvvisamente investito di un grande potere. “Io posso scrivere su Twitter esattamente come fa il Ministro o il Senatore”, non c’è più bisogno di porsi una meta per crescere, basta spingere qualche bottone!».
«Da questa cosa però» obiettò Glauco, «è difficile uscirne. Oggi i giornali, e persino i telegiornali, sono diventati una rassegna di ciò che ha dichiarato il tal politico su Twitter. Addirittura durante i TG vengono mostrati gli interventi a pieno schermo e la TV diventa un gigantesco telefonino. I dibattiti tra fazioni opposte si sono ridotti a un lancio reciproco di slogan sui social media».
«Ed ecco perciò il disinteresse della popolazione nei confronti della politica, che porta verso un astensionismo mai registrato in precedenza. Ti voglio dire una cosa: questi mezzi hanno successo perché consentono con grande facilità una “distrazione” dal pensiero. Mi piace sempre ricordare una frase del sociologo McLuhan: “Coloro che fanno distinzione fra intrattenimento ed educazione, forse non sanno che l’educazione deve essere divertente e il divertimento deve essere educativo”. L’uomo moderno cerca costantemente una distrazione: il ristorante, il locale, la vacanza, la TV. E ora i social media rappresentano il mezzo più semplice per non dover stare a pensare. Fermarsi a pensare. Ma fa paura pensare».
«Che vuoi dire? Perché fa paura pensare?».
«Perché a un certo punto giungi alla conclusione della tua vulnerabilità. Ma il trucco per cambiare è proprio questo: ammettere di essere vulnerabili. La possibilità di esserne consapevoli rappresenta una via di crescita».
Finita la colazione, i due si alzano dal tavolino del bar e si incamminano verso l’uscita. Una volta fuori, prima di salutarsi, Panfilo si volta verso l’amico.
«Ora, attento. Ti farò una domanda. La domanda più semplice e al contempo la più difficile a cui dare una risposta».
«Sono pronto!»
«Cos’è l’essere umano?»
«Un mammifero bipede appartenente alla famiglia degli Hominidae?».
«Non la definizione scientifica… Prova a chiederlo a quel cervellone della tua AI, ma salta i passaggi ovvi».
Glauco armeggia subito sul suo telefonino, ponendo la domanda delle domande a ChatGPT e osserva il risultato sullo schermo. Ovviamente la risposta include una serie di banali definizioni sulla specie animale a cui appartiene l’uomo, le sue caratteristiche fisiche, la capacità di ragionamento astratto e una conclusione.
«Ti leggo solo la conclusione: “In sintesi, l’essere umano è un’entità biologica complessa dotata di intelligenza, consapevolezza di sé e capacità di sviluppare cultura, che si pone domande sulla sua esistenza e cerca di trovare significato e connessione con il mondo che lo circonda”».
«Ecco, appunto. Si pone domande sulla sua esistenza e cerca di trovare significato. Quindi alla domanda “Cos’è un essere umano” ti ha risposto dicendo che è un’intelligenza che si chiede cosa sia. Un circolo vizioso, senza risposta».
Glauco rimase interdetto dal ragionamento, cercando di assimilarne il significato osservando fisso negli occhi il suo amico. Dopo qualche istante, con un apparente sforzo fisico, riesce a chiedergli:
«E tu che risposta hai dato?»
«Non ho ancora trovato una risposta. Ma forse è giunto il tempo che tutti ci impegnassimo a cercarla. Prima che sia troppo tardi».
…. a questo punto della riflessione, ti invito a prendere un cono gelato da Glauco !!! … se vuoi, porta pure Panfilo !!!
Volentieri, grazie!
Caro Fabio, sono perfettamente d’accordo con quello che scrivi.
È un racconto centrato esattamente nella realtà odierna.
Complimenti
un abbraccio
Grazie Franco, un abbraccio a te!
Grazie Fabio!
Sei sempre puntuale nell’affrontare gli spunti etici che l’attualità ci pone difronte.
Ne fai in analisi onesta e chiara.
Aspetto di leggere il prossimo racconto, senza l’uso di chatGPT
Grazie a te Alessandro! Puoi stare tranquillo, ChatGPT la uso solo per farmi raccontare le barzellette (e nemmeno mi fanno ridere!). 🙂
Ciao Fabio, grazie.
Non ho regole nè riflessioni in proposito. Semplicemente ignoro i social, non affido niente di decisivo, etico o”filosofico” ad internet. Vivo la mia vita quanto più possibile in modo low tech e sperimento talvolta con persone e gruppetti la pregnanza delle esperienze rudimentali nella tecnica ma profonde nelle radici. In genere i risultati sono buoni, non tutto è perduto. Queste 2 righe avrei voluto scriverle su carta ma non ho il tuo recapito.
Caro Giuseppe, infatti il rischio non è per noi “vecchietti” ma, come dice Panfilo, le nuove generazioni sono fortemente in pericolo… Occorre però un forte impegno anche da parte della nostra generazione per attivare e intraprendere azioni di “ecologia digitale”. Non si può solo stare a guardare una società che scivola sempre più in basso, istigata dalle sirene del “nulla”.