L’eterna giovinezza dell’entusiasmo
Recentemente, il regista, poeta, scrittore Alejandro Jodorowsky ha lanciato un accorato appello da una piattaforma di crowdfunding per raccogliere i fondi necessari alle operazioni di post-produzione del suo ultimo film “Poesia Senza Fine“. Nell’augurare a Jodorowsky il massimo successo per la sua iniziativa e di poter assistere quanto prima a questo suo nuovo capolavoro, vogliamo porre l’attenzione sul contenuto emotivo del suo video di appello.
Jodorowsky oggi ha circa 86 anni, eppure dalle sue parole e dai suoi gesti traspare l’entusiasmo travolgente di un giovane nel pieno delle sue forze. L’amore per l’arte è espresso con una forza vitale così contagiosa che viene subito meno l’attenzione all’età anagrafica di quest’uomo mentre ci sentiamo coinvolti e travolti dallo slancio e dalla sua passione. L’intenso sentimento di gioia e di partecipazione si unisce così allo stupore della dilagante condivisione.
L’appello di Jodorowsky ci offre l’opportunità di considerare un aspetto fondamentale nella ricerca del raggiungimento di un obiettivo: la costante passione per un progetto interiore, a prescindere dalle manifestazioni di apprezzamento e conferma che possono giungere dall’esterno. Ci sono momenti in cui il nostro intuito e creatività colgono con entusiasmo un’idea o un particolare progetto che ci appassiona, tuttavia può accadere che in alcuni casi si abbandoni presto tale intuizione se la stessa non viene opportunamente supportata da giudizi esterni positivi.
L’esempio di Jodorowsky ci mostra invece come la spinta interna di una passione in cui si crede fermamente possa costantemente mostrare un traguardo raggiungibile, indipendentemente dall’età o dall’ambito sociale, offrendo così un senso alle nostre azioni e un impulso vitale che ci accompagni durante il percorso.
Il maggiore ostacolo e insidia che si può incontrare in questo processo è la ricerca di consenso dagli altri: questo atteggiamento evoca immediatamente una reazione di insicurezza e confusione che vanifica completamente la nostra volontà e ci induce in una sfera di disillusione. Eppure le armi per evitare questo tranello sono disponibili in tutti noi: se la nostra idea è fondata su un incondizionato amore interno e su una passione in cui crediamo con sincerità, il binario su cui porre il treno del proprio entusiasmo si rende immediatamente palese ai nostri occhi. Fondamentale è – come riporta la Bhagavad Gida nelle parole di Krishna rivolto ad Arjuna (cap. 4) – agire senza preoccuparsi di ricevere frutti dalle nostre azioni.
Nonostante ciò, i meccanismi sociali imposti all’uomo moderno occidentale ostacolano con grande fermezza questo processo di confidenza interiore e passione per le proprie idee, oltre a disingannare ogni creatività. Secondo il sociologo tedesco Max Weber, la successione di fatti che hanno accompagnato lo sviluppo della cultura occidentale ha portato a un “disincantamento del mondo” e con esso a un generale senso di panico e depressione. Tutto sembra dover essere incasellato in processi già definiti e ben poco spazio rimane alla libertà di intuizione individuale, alla ricerca di un senso.
La vitalità invece mostrata da Jodorowsky sembra avergli restituito l’incanto del mondo: la creatività e un progetto interiore, dunque, resistono all’usura del tempo, anzi aumentano con gli anni e aiutano a vivere più a lungo. Una mente attiva, lo sappiamo bene, si mantiene lucida più a lungo, resiste alla demenza e agli altri disturbi neuro cognitivi tipici dell’età che avanza. Al contrario, una mente annoiata, depressa, pigra è più soggetta a disturbi, anche fisici. E gli studi di neurobiologia ci stanno dimostrando con evidenze sempre maggiori che le menti creative tendono a vivere più a lungo. Gli esempi nella storia non mancano: pensiamo a menti geniali come Pablo Picasso, Igor Stravinsky, Wolfgang Goethe o Benjamin Franklin, che hanno continuato a produrre opere geniali fino a tarda età.
Perseguire con coraggio ed entusiasmo interiore la propria idea o il proprio progetto, a prescindere dal risultato immediato e dai consensi esterni, può quindi sollevare l’uomo dagli ingranaggi sociali del mondo moderno che lo schiacciano e lo disilludono, trasportandolo su un piano di più ampia visuale della propria vita (vedi “Il coraggio di essere creativi“).
Talvolta potrebbe intervenire la paura ad ostacolare questo processo, tuttavia la paura stessa è propria di colui che desidera intraprendere un’azione e si interroga sulla sua riuscita. E come dice Ernst Junger (“Il Ribelle“), non appena l’azione viene intrapresa, la paura cessa e anzi subentra un’eccitazione molto forte che può portare all’eroismo. “Senza la paura anche il coraggio sarebbe privo di senso; essa è l’ombra scura contro cui il rischio appare più vivace e più attraente” (E. Junger – Oltre la Linea).