Creatività, innovazione e la logica del “terzo incluso”
La pressione del post-modernismo sta fondando le proprie basi sulla nostra generale mancanza di abilità nel superare un certo numero di dualismi che si sono ormai radicati nel moderno modo di pensare[1]. Ciò è in gran parte dovuto alla forte influenza del “Riduzionismo” scientifico classico dei secoli scorsi, con il quale veniva postulato che ogni sistema – per essere compreso – doveva essere ridotto ai suoi minimi elementi componenti.
Tuttavia un sistema così definito è un sistema “chiuso” che non interagisce con l’ambiente circostante e può solo esistere (e non sempre) in un laboratorio isolato dalla realtà. La logica della “complessità” invece tiene conto dei sistemi “aperti” e di tutte le interconnessioni e influenze del sistema stesso con il mondo che lo circonda, in ogni suo aspetto fisico, sociale, psicologico e simbolico.
Insieme all’aspetto oscuro del Riduzionismo, un ulteriore elemento negativo di ostacolo ad approcci creativi è rappresentato dalla logica “aut-aut” o la cosiddetta legge “del terzo escluso” (tertium non datur), la quale stabilisce che se esiste uno stato A e uno stato non-A, non può esistere uno stato T che sia contemporaneamente A e non-A. Certamente, talvolta dobbiamo scegliere se girare a destra o a sinistra, ma questa logica è stata abusata con conseguenze estremamente negative sull’apertura del pensiero verso nuove conoscenze.
La logica disgiuntiva dell’”aut-aut” identifica A in opposizione a non-A come se fossero le uniche scelte possibili. Questo tipo di approccio è stato molto pervasivo nei secoli e ha segnato negativamente gran parte del pensiero occidentale, tuttavia recentemente l’argomento è stato posto in forte discussione.
La teoria del “terzo incluso”, infatti, è alla base del secondo assioma della transdisciplinarità, come definito dal fisico teorico Basarab Nicolescu[2], che postula l’esistenza di uno stato T contemporaneamente A e non-A su un livello di realtà diverso da quello del sistema chiuso in esame. In altri termini, è possibile includere il terzo escluso se vengono tenute in opportuna considerazione anche altre prospettive di osservazione, influenze e interconnessioni che superino le barriere del sistema chiuso e lo trasformino in un sistema aperto.
Queste considerazioni aprono le porte verso interessanti sviluppi nell’attuale discussione in corso sui media mondiali intorno all’Innovazione e la Creatività di pensiero, laddove il concetto di “paradosso” è molto diffuso in contrasto con la rigida logica delle opposizioni binarie. Il concetto di creatività offre un’opportunità non solo di destrutturare, ma anche di mostrare come i due termini non siano in opposizione gerarchica ma spesso mutuamente interagenti.[3]
A tal proposito è interessante vedere come lo psicologo ungherese Mihaly Csikszentmihalyi[4], nel riassumere la sua estesa ricerca sulle caratteristiche della persona creativa, ne definisca le caratteristiche attraverso un insieme di paradossi:
- Le persone creative hanno una grande quantità di energia fisica, ma sono anche spesso tranquille e a riposo.
- Le persone creative tendono a essere intelligenti e ingenue allo stesso tempo.
- Le persone creative combinano giocosità e disciplina, o responsabilità e irresponsabilità.
- Le persone creative si alternano tra immaginazione e fantasia, e un senso radicato della realtà.
- Le persone creative tendono a essere sia estroverse che introverse.
- Le persone creative sono umili e orgogliose allo stesso tempo.
- Le persone creative, in una certa misura, sfuggono rigidi stereotipi di genere.
- Le persone creative sono sia ribelli che conservatori.
- La maggior parte delle persone creative è molto convinta del proprio lavoro ma nello stesso tempo può anche essere estremamente obiettiva sullo stesso.
- L’apertura e la sensibilità delle persone creative spesso le espongono alla sofferenza e al dolore, ma anche a una grande quantità di divertimento.
Tradizionalmente si pensa a queste caratteristiche come elementi in contrapposizione: umile o orgoglioso, aperto o chiuso, estroverso o introverso, ribelle o conservatore. Tuttavia, per assumere una caratteristica di creatività o innovazione occorre iniziare a varcare i confini di un sistema chiuso, esplorare lo spazio non-vuoto tra le discipline e spesso valutare l’inclusione del terzo elemento all’interno di una logica binaria di opposizione.
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[1] Alfonso Montuori – (2013) Complexity and Transdisciplinarity: Reflections on Theory and Practice, World Futures: The Journal of Global Education, 69:4-6, 200-230
[2] Basarab Nicolescu- Methodology of Transdisciplinarity – Trasndisciplinary Journal of Engineering and Science – Dec. 2010
[3] Alfonso Montuori – Ibid
[4] Csikszentmihalyi, M. 1996. The creative person. Psychology Today