Le balle della manovra – quo usque tandem?
Ce l’hanno propinata come “sacrificio necessario“, in tutte le salse, per coinvolgere l’opinione pubblica in un collettivo rito propiziatorio atto a trasportare una banale azione profana verso la più elevata sfera del sacro. Meschine balle!
Dopo i primi giorni di smarrimento in cui abbiamo cercato – con tutta la sincera buona predisposizione d’animo – di trovare all’interno della manovra Monti una seppure minima giustificazione di equità, la mesta realtà è apparsa agli occhi di tutti: i soliti poteri forti garantiscono e rafforzano le loro posizioni a scapito di un’ennesima azione di umiliante costrizione sulle classi più deboli. E tutto ciò assume un aspetto ancor più meschino nel tentativo di coinvolgere il cittadino nella responsabilità di un’azione collettiva, cercando di renderlo falsamente partecipe alla decisione.
Ma chi sono i veri responsabili del drammatico momento economico che stiamo vivendo in Italia, se non quelli che negli ultimi anni hanno svilito la nazione pensando solo ai propri interessi e a quelli delle banche?
È come se un capo-famiglia avesse sperperato negli anni tutti i beni comuni per le sole proprie esigenze, non contemplando una politica di crescita e sviluppo, e alla fine ne avesse riversato le responsabilità sui familiari chiedendo loro privazioni e sacrifici per risollevare l’economia domestica.
Non si può seraficamente chiedere a tutta la popolazione di bere l’amara medicina semplicemente per salvare le banche (prima fra tutte Unicredit) alle quali manca liquidità. E dove si prendono i soldi per la “cassa”? Dalle case dei cittadini, dalle pensioni di tutti, dall’innalzamento delle accise sui consumi più essenziali, dall’aumento delle tariffe dell’energia.
Ma mentre la rivalutazione delle rendite catastali delle nostre case viene applicata al 60%, quella dei beni demaniali delle banche si ferma al 20% e i palazzi del Vaticano sul nostro territorio non pagano assolutamente nulla. Mentre le nostre pensioni vengono ridotte e spostate sempre più lontano nel tempo – nella speranza che si muoia prima di poterle reclamare – i dipendenti di Montecitorio ne hanno addirittura due.
Nessun partito politico, per mere ragioni di propaganda, avrebbe mai potuto realizzare una manovra come questa, però sono stati tutti d’accordo (da sinistra a destra) a farsi da parte per lasciare la barra alle banche, alla casta dei bocconiani e dell’Università Cattolica.
Dopo questa corale ammissione di incapacità, sarebbe quantomeno equo che tutti i politici si dimettessero all’unisono, rimettendo alla popolazione vessata la libertà di rinnovare un parlamento composto oggi solo da figure vergognosamente immeritevoli di occupare gli stessi scranni su cui si sono seduti personaggi come Nenni, De Gasperi e Togliatti.
Quo usque tandem abutere patientia nostra?
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Il sentimento di sconfitta e di impotenza che invade molti cittadini, toglie energia per poter mettere in atto una sommossa, l’unico, a mio avviso, possibile epilogo di tutta questa faccenda. Propendo per le politiche keinesiane, qualora ci fossero politici di tempra forse l’avrebbero prese in considerazione, purtroppo…nous sommes comme un combat de noirs dans un
tunnel!