Il sistema operativo del futuro? L’applicazione.
Molto interessante l’ultimo articolo di Matt Asay, il nuovo COO di Canonical. Matt prende spunto da una recente dichiarazione di Fabrizio Capobianco, CEO di Funambol:
“L’iPad rappresenta un nuovo paradigma di interazione uomo-computer. Il desktop è scomparso. Le cartelle sono scomparse. I documenti vivono all’interno delle applicazioni. Il dispositivo si trasforma nell’oggetto richiesto, è un non-oggetto, è ciò che vuoi che tu sia. Selezioni un’icona e diventa una calcolatrice. Nessuna cartella, nessun file, solo numeri proprio come avessi in mano una calcolatrice. Un altro tocco e diventa un blocco notes. Ancora uno ed è una cornice per foto. È il futuro del computing. L’iPad è il naturale sostituto del personal computer”.
Perchè questa affermazione? Perchè l’iPad semplifica l’esperienza utente trasformandola in ciò che effettivamente l’utente desidera, eliminando ogni complessità relativa al come ciò possa avvenire. Gli sviluppatori open source hanno recepito ciò con un certo ritardo, pensando forse che tutti anelino ad armeggiare nel codice sorgente, oppure che dispongano almeno della capacità di farlo.
Eppure ciò non è vero per l’utente medio e per la maggior parte del mercato. Occorre che le nostre macchine lavorino per noi e non viceversa. Nel mondo del post-PC, può l’open source svolgere un ruolo predominante?
Secondo Matt Asay, la risposta è positiva. Tuttavia occorre un open source completamente diverso da ciò che è stato inteso finora. Le comunità di sviluppo dovranno dimostrare assoluta attenzione verso le esigenze dell’utente finale, con particolare enfasi sull’interfaccia e sull’architettura di base.
L’open source ha bisogno della stessa lucidità di Apple in questo approccio, senza peraltro perdere la sua caratteristica di libertà. Da dove iniziare? Smettere di pensare al sistema operativo e concentrarsi invece sul network.
Apple può farlo perchè la sua politica commerciale non è fondata sulla vendita del sistema operativo, a differenza di Microsoft ancora legata a antichi criteri commerciali. Da quest’ultima considerazione ne deriva che l’open source è più vicino ad Apple che non a Microsoft. Linux è libero e il modello di business dell’open source non è fondato sulla vendita del sistema operativo.
Si tratta, quindi, di una questione di focus, che deve essere indirizzato sull’utente. I progetti commerciali open source di maggior successo saranno quelli che terranno sempre a mente l’identità dei propri utenti e non quella della sua comunità di sviluppo.