L’intimo colloquio
L’intimo colloquio narra dell’esperienza introspettiva di autoesplorazione del protagonista, un docente di Fisica Quantistica presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Roma. In un determinato momento della sua vita, Bernardo Carboni comincia a dubitare circa il ruolo e le risposte fornite dalle scienza e dalla tecnologia, che hanno la pretesa di illudere l’umanità di aver conquistato la natura, mentre prende forma dentro di sé una rappresentazione dell’uomo come diretto riflesso e sintesi dell’universo, in una visione antropomorfa di quest’ultimo. Nell’approfondire queste teorie, il professore apre inconsapevolmente la porta della sua spiritualità sommersa la quale risponde agli stimoli ricevuti manifestandosi nel linguaggio simbolico e forme archetipiche che la caratterizzano, il linguaggio della natura. Il protagonista viene così proiettato in una meravigliosa avventura interiore, l’esplorazione del proprio regno intimo e profondo.Il percorso si attua in un misterioso sotterraneo del chiostro della Facoltà di Ingegneria, scoperto per caso a seguito del suicidio di un collega, laddove le leggi dello spazio-tempo sembrano non aver più ragione di esistere. Nello stesso sotterraneo, nel 1625 fu giustiziato un alchimista accusato di eresia e murato vivo nella cripta. La presenza del Mosè di Michelangelo nella chiesa di San Pietro in Vincoli, esattamente sopra alla cripta sotterranea potrebbe anch’essa avere la sua valenza? Quel luogo sembra di una sorta di ponte che unisce il mondo logico della scienza e delle percezioni sensoriali con quello delle idee e delle intuizioni.
Carboni, dopo alcune difficoltà iniziali e soprattutto con l’aiuto morale della sua compagna Anna, riconosce la voce del suo profondo e ne ascolta le magiche manifestazioni al fine di realizzare quella riunione autentica dell’individuo con la matrice della sua innata natura umana, l’attuazione dell’unicità individuale nell’uomo, da cui ne trae gli elementi essenziali per delineare la sua teoria scientifica.
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